Alle ore undici mi fu portato il pranzo da un condannato accompagnato da Schiller. Componevano il pranzo due pentolini di ferro, l'uno contenente una pessima minestra, l'altro legumi conditi con salsa tale, che il solo odore metteva schifo.
Provai d'ingoiare qualche cucchiaio di minestra: non mi fu possibile.
Schiller mi ripeteva: "Si faccia animo; procuri d'avvezzarsi a questi cibi; altrimenti le accadrŕ, come č giŕ accaduto ad altri, di non mangiucchiare se non un po' di pane, e di morir quindi di languore".
Il venerdě mattina venne finalmente il dottor Bayer. Mi trovň febbre, m'ordinň un pagliericcio, ed insisté perch'io fossi tratto di quel sotterraneo e trasportato al piano superiore. Non si poteva, non v'era luogo. Ma fattone relazione al conte Mitrowsky, governatore delle due provincie, Moravia e Slesia, residente in Brünn, questi rispose che, stante la gravezza del mio male, l'intento del medico fosse eseguito.
Nella stanza che mi diedero penetrava alquanto di luce; ed arrampicandomi alle sbarre dell'angusto finestruolo io vedeva la sottoposta valle, un pezzo della cittŕ di Brünn, un sobborgo con molti orticelli, il cimitero, il laghetto della Certosa, ed i selvosi colli che ci divideano da' famosi campi d'Austerlitz.
Quella vista m'incantava. Oh quanto sarei stato lieto, se avessi potuto dividerla con Maroncelli!
CAPO LXII
Ci si facevano intanto i vestiti da prigioniero. Di lě a cinque giorni, mi portarono il mio.
Consisteva in un paio di pantaloni di ruvido panno, a destra color grigio, e a sinistra color cappuccino; un giustacuore di due colori egualmente collocati, ed un giubbettino di simili due colori, ma collocati oppostamente, cioč il cappuccino a destra ed il grigio a sinistra.
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