Maroncelli avea portato d'Italia molti libri, e tutti i nostri compagni ne aveano pure portati, chi più chi meno. Tutto insieme formava una buona bibliotechina. Speravamo inoltre di poterla aumentare coll'uso de' nostri denari. Non era ancor venuta alcuna risposta dall'Imperatore sul permesso che dimandavamo di leggere i nostri libri ed acquistarne altri; ma intanto il governatore di Brünn ci concedeva provvisoriamente di tener ciascun di noi due libri presso di sé, da cangiarsi ogni volta che volessimo. Verso le nove veniva il soprintendente, e se il medico era stato chiesto ei l'accompagnava.
Un altro tratto di tempo restavami quindi per lo studio, fino alle undici, ch'era l'ora del pranzo.
Fino al tramonto non avea più visite, e tornava a studiare. Allora Schiller e Kunda venivano per mutarmi l'acqua, ed un istante appresso veniva il soprintendente con alcune guardie per l'ispezione vespertina a tutta la stanza ed ai miei ferri.
In una delle ore della giornata, or avanti or dopo il pranzo, a beneplacito delle guardie, eravi il passeggio.
Terminata la suddetta visita vespertina, Oroboni ed io ci mettevamo a conversare, e quelli solevano essere i colloquii più lunghi. Gli straordinari avvenivano la mattina, od appena pranzato, ma per lo più brevissimi.
Qualche volta le sentinelle erano così pietose che ci diceano:
Un po' più piano, signori, altrimenti il castigo cadrà su noiAltre volte fingeano di non accorgersi che parlassimo, poi, vedendo spuntare il sergente, ci pregavano di tacere finché questi fosse partito; ed appena partito esso, diceano: "Signori patroni, adesso potere, ma piano più che star possibile".
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