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      Il pover'uomo gridò ancora: "Guten Morgen! gute Reise! leben Sie wohl! (buon giorno! buon viaggio! stia bene!)". Furono le ultime parole tedesche che udii pronunciare, e mi sonarono care come se fossero state della mia lingua.
      Io amo appassionatamente la mia patria, ma non odio alcun'altra nazione. La civiltà, la ricchezza, la potenza, la gloria sono diverse nelle diverse nazioni; ma in tutte havvi anime obbedienti alla gran vocazione dell'uomo, di amare e compiangere e giovare.
      Il brigadiere che m'accompagnava mi raccontò essere stato uno di quelli che arrestarono il mio infelicissimo Confalonieri. Mi disse come questi avea tentato di fuggire, come il colpo gli era fallito, come, strappato dalle braccia di sua sposa, Confalonieri ed essa fossero inteneriti e sostenessero con dignità quella sventura.
      Io ardeva di febbre udendo questa misera storia, ed una mano di ferro parea stringermi il cuore.
      Il narratore, uomo alla buona, e conversante per fiduciale socievolezza, non s'accorgeva che, sebbene io non avessi nulla contro di lui, pur non poteva a meno di raccapricciare guardando quelle mani che s'erano scagliate sul mio amico.
      A Buffalora ei fece colazione: io era troppo angosciato, non presi niente.
      Una volta, in anni già lontani, quando villeggiava in Arluno co' figli del conte Porro, veniva talora a passeggiare a Buffalora lungo il Ticino.
      Esultai di vedere terminato il bel ponte, i cui materiali io aveva veduti sparsi sulla riva lombarda, con opinione allora comune che tal lavoro non si facesse più. Esultai di ritraversare quel fiume, e di ritoccare la terra piemontese.


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Le mie prigioni
di Silvio Pellico
pagine 201

   





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