Sanità cerca, e infermità l'abbatte,
Sa di peccare, e vorrebb'esser pio.
Contr'altri, contra sè freme e combatte,
Vuol parer dignitoso ed assennato,
E il premon fantasie luride e matte.
Egli è un astro smarrito ed oscuratoChe di sua prisca gloria un raggio serba,
E volge a rallumarsi ogni conato.
Egli è una cosa angelica e superba,
Egli è un Nabucodonosor del cielo,
Dannato co' giumenti a pascer l'erba.
Sull'intelletto suo s'è steso un velo,
Ch'ei maledice ed agita, e attraversoScorge il tesor perduto ond'è sì anelo.
Come offes'egli il Re dell'universo?
Qual fu l'arbor vietata ch'egli ha tocca?
Sin quando in mezzo a' vermi andrà disperso?
Basti che mentre di giustizia scoccaL'ineluttabil folgore sull'uomo,
Sull'uom misericordia anco trabocca.
Basti che sì da colpa ei non è domo,
Che per mano di Dio non debba pureFrangere il giogo, e avere in ciel rinomo.
Basti ch'ei fra ignominie e fra sciagureSta grande e conscio di virtù divine,
E gli destan rossor vizi e lordure.
Ei molto ignora, ma le sue rovineAttestan quella origin ch'egli avea,
E suda a restaurarle insino al fine;
E abborre l'angiol vil che il seducea,
L'angiolo vil che invano ognor gli grida:
Nulla tu sei che argilla stolta e rea!
Taci, bugiardo spirto! Iddio m'affida:
Ei non m'ha tolto, come a te, l'amore:
Uom si fe' perch'io 'l veda ed abbial guida.
Servo a lui son, ma sono a te signore;
Mal cangi astutamente e viso e manto,
Per trarmi fra tuoi schiavi al tuo dolore.
Mal di filosofia t'usurpi il vanto,
Per insegnarmi il tuo esecrando schernoSull'alte mire del tre volte Santo!
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Nabucodonosor Dio Santo
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