Sė, v'č Dio, l'adorabile, il forte!
Fatto l'uom a sua immagine avea:
Ei dell'uom meritevol di morteFessi immagine, e a sč il rïunė.
Oh magnanimo, a tanta bassezzaSceso sei per restarne vicino!
Pių non nuoce, no, morte, se spezzaL'incantesmo che a te ne rapė.
Oh mio Dio! pių di morte, crudele
Č il dolor che dividemi il core,
Ma il dolor convertė l'infedele,
Anco i giusti migliora il dolor.
Vero č il fatto, innegabil, tremendo:
Non v'č in terra virtų senza pianto.
Ecco il seno: ah! ch'io t'ami piangendo!
Ecco il lacera, il lacera ancor!
Benchč al misero umano intellettoSollevar non sia dato quel velo,
Onde piace a colui ch'č perfettoDi sue vie le cagioni coprir,
Pur traspar sapïenza divina,
Tra la nube dell'alto mistero,
In quel lutto che l'anime affina,
In quel Dio che per noi vuol morir;
In quel nobile amor d'un fratelloChe patisce per empi fratelli;
In quel gran, di giustizia, modelloChe ad un tempo č increato e mortal!
In quel senno che sembra follia,
Ed č stimolo a somme virtudi,
Che qual ombra fugō idolatria,
Che fra tutti i nemici preval!
LA CROCE.
Confidite: ego vici mundum!
(Ioh. c. 16.)
E chi ingannato non sariasi quandoAll'inesperto giovane intelletto
Tal si volgea drappello venerandoPer alta fama ed eloquente affetto,
Che virtų promettendo, ed appellandoA sublimanti indagini ogni petto,
Dicea: "Siam nati a illuminar la terra,
A tutte ipocrisie movendo guerra!"
Qual etā vide mai zelo cotantoD'ardenti ingegni, or concitati all'ira
Contro menzogna, or concitati al piantoSulle stoltezze in che il mortal delira?
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Dio Dio Dio Ioh
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