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      Sì che spesso il lor dir quel grido santoParea che il cielo a' suoi profeti ispira,
      Onde riscosse da letargo indegno,
      Movan le genti di giustizia al regno!
     
      Tonerà in quanti secoli fien dati;
      Alla palestra degli spirti umani,
      Tonerà il giusto contro i danni opratiDa' fratelli perversi e dagl'insani;
      E quel tonar perenne i cor bennatiDa ignobil opra tener può lontani,
      E più li infiamma od infiammar dovriaA sacrifizi, a onore, a cortesia.
     
      Ma sciagura sui popoli e sui regiQuando frammisti a nobili pensieri
      Potentissima scuola alza dispregiSovra la fonte degli eterni veri!
      Sciagura sugli stessi animi egregiChe allor di luce esser vorrian forieri!
      Del vaneggiar d'illustre scuola tersiArduo a loro medesmi è rimanersi.
     
      Ed in simile tempo io son vissuto!
      Famosi audaci avean deriso l'are,
      E affascinata dallo scherno astutoPrendea quelli la turba a idolatrare;
      Bello parve ostentar disdegno argutoVerso chi preci a Cristo osasse alzare,
      E più d'un per viltà vituperavaQuell'Evangel ch'ei pur nel cor portava,
     
      Io dentro al cor portava l'Evangelo,
      Nè bestemmie contr'esso unqua avventai;
      Ma perchè s'irrideano e preci e zelo,
      Non curanza di Dio spesso mostrai,
      E agguagliato agli immemori del cielo,
      Plausi e piaceri e vanità anelai;
      E pur nell'alma ognor udia una voce,
      Che dicea: "Dove vai? Riedi alla Croce!
     
      Riedi alla Croce! mi dicea; sì sforzaCalunnia indarno di tenerla a vile:
      La Croce sol gl'indegni fochi ammorza,
      La Croce sol fa l'uom grande e gentile,
      La Croce sol dà all'intelletto forzaDi diventare all'Uomo Iddio simìle;


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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