Se ipocriti talor stanno a' suoi piedi,
Non fuggirla perciò: gemine, e riedi!
La Croce altro non è ch'alta dottrinaDi generosi e giusti sacrifici;
La forza d'affrontar doglie e rovinaPer giovare a' tuoi cari e a' tuoi nemici;
L'ardir congiunto ad amistà divina;
La virtù che nel cielo ha sue radici.
Chi per la Croce, ov'ei non sia demente,
Meraviglia ed ossequio e amor non sente?
E se tu vedi ciò ch'ell'è, se l'ami,
Perchè di lei vilmente arrossirai?
Perchè, se il travïato empia la chiami,
All'impudente voce arriderai?
Di lui spregia e compiangi i ghigni infami,
Nè incodardir, sotto agli obbrobrii mai:
Della Croce magnanimo seguace,
Dimostra quanta in abbracciarla hai pace.
Dimostra che la Croce a chi davveroSuoi pregi indaghi, scema ogni amarezza;
Dimostra col tuo oprar, non esser veroCh'ella guidi a torpore ed a fiacchezza;
Dimostra che alto fa l'uman pensiero,
Che a tutti i grandi e forti atti lo avvezza;
Dimostra che se ride all'ignorante,
Pur del nobil sapere è sempre amante!
Pari ad ogni miglior vantata scuolaLa Croce insegna dignità ed amore;
Ma in lei sol v'è possanza di parolaChe inforzi, e persüada, e appuri il cuore;
Unica le angosciate alme consola,
Unica abbellir puote anco il dolore:
Ogni scuola miglior tituba e illude,
Dubbii ed error la Croce sola esclude".
Tal mi sonava in cor voce gagliarda,
Or è gran tempo, e s'io non l'obbedìa,
Del mio spirto esitanza era infingarda,
E di rapidi, lieti anni malìa;
La retta via scernendo, io la bugiardaCon secreti rimorsi ognor seguìa:
Mesto or che tanto resistessi al vero,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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