Miro la Croce - e in sue promesse io spero!
GLI ANGELI.
Qui facis angelos tuos spiritus.
(Ps. 103).
Con un sol cenno, è ver, l'Onnipossente
Può governar gl'innumerati mondi,
Scevro d'ausilio di creata mente;
Ma più degno è di lui ch'ami e fecondiL'universo d'angelici Intelletti,
Di cui l'opra sue grandi opre secondi.
Ei così volle, e spirti a lui soggettiAdempion suoi decreti in ogni loco,
Quali a premiar, quali a punire eletti.
L'Angiol del Sol, da quel beante focoAi circostanti globi è fatto legge,
E della luce incantali col gioco.
Ed ogni astro ha uno spirito che il regge,
Od hanne molti, giusta ch'ivi è belloEsser vario de' duci il santo gregge.
La nostra terra di sventure ostello,
Ostello è pur di squadre celestiali,
Onde scempio non facciane il rubello.
Per fraterna pietà si fean coll'aliAgli occhi vel, lunge l'acciar rotando
Ai cacciati quaggiù primi mortali.
E d'Adamo fu l'Angiol, che allorquandoReo lo mirò - "Non disperar! gli disse,
L'Eterno puoi placar, te umilïando!
Poscia ogni volta che la colpa afflisseCuori che si pentiano, il Signor tosto
Di consolarli ad uno spirto indisse.
Chi al fido Abramo che sul rogo ha postoIl caro figlio ed il coltel già snuda,
La man rattiene? Un Cherubin nascosto.
E quando l'infelice Agar di crudaSete col figlio langue entro il deserto,
Dio fa che l'acque un Angiolo dischiuda.
De' dolci Genii ognor s'accrebbe il mertoDi quest'esule argilla a giovamento,
Per cui sapean che Cristo avria sofferto.
Noi vediam nel soave accorgimentoDi Rafael (perchè Tobia giungesse
D'ogni più cara brama al compimento)
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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