Della lampada santa, io colla madreE col fratel pregava la pietosa
Degli Angioli Regina e degli afflitti,
Ed in secreto a lei mi cordogliavaDe' malefici influssi, onde a' miei nerbi
Strazio era dato, ed al mio cor tristezza,
Ed aïta io chiedeale, ovver la tomba.
Ma l'infantil querela uscìa con sensiD'aumentata fiducia, e allevïarsi
In me sentìa l'affanno, e sentia l'almaDi pensier fecondarmisi e d'amore.
Nelle tue, Pinerolo, aure diletteL'adolescenza mia fu di soavi,
Religïosi gaudii confortata;
E indelebile è in me l'ora solenne,
Quando, trepido il sen, mossi all'altareTra drappelletto di fanciulli il grande
Atto a compir, di confermar col proprioConoscimento le promesse auguste,
Che di virtù magnanima al battesmoPronunciarono labbra altre per noi.
Oh nobil rito! oh santo olio! oh possenteGrazia del Crisma! oh simboli che tanto
A sublimi desiri alzan la mente!
Con pompa veneranda il Pastor santoPresentasi all'altare, e a lui corona
Fan suoi pii Sacerdoti in aureo ammanto.
Celestiale armonia nel tempio suonaDi cantici divoti, e di pietate
Palpita il core a ogni gentil persona;
E più alle madri che nel vel celateDelle viscere lor sui cari frutti
Tengono le pupille innamorate,
Scongiurando che a Dio s'elevin tutti.
Re del ciel che noi madri volestiDi que' giovani spirti diletti,
Nel dolore li abbiam benedettiPria che i cigli schiudessero al dì;
Nel dolore li abbiamo allattati,
Custoditi li abbiam nel dolore:
Ah, per essi t'offriamo, o Signore,
Tutto ciò che nostr'alma patì!
Il tuo spirto divino discendaIn que' teneri ingegni inesperti:
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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