E a ricordanze dell'età lontana:
Potenze inespressibili, divineScemar parean l'orror della mia tana,
E a me, come a fanciul, batteva il pettoDi quel festivo bronzo al suon diletto.
Poi tutte disparian mie cure atrociQuando il pietoso sgherro aprìa le porte,
E de' compagni mi giungean le voci,
E la imperante seguivam coorte;
Gli avvinti si porgean cenni velociDi costante amistà nell'aspra sorte;
Ma non a tutti amici ivi era datoIncontrarsi, parlar, pregare allato.
Sempre, sempre novella, alta esultanzaIl commosso m'invase animo, quando
In quell'incolta ma pur sacra stanzaPosi il piè, mie catene strascinando,
E in simbolica vidi umil sembianzaSuoi sfolgoranti rai Gesù ammantando
Benedirci, e per noi con inesaustoAmore offrirsi al Padre in olocausto.
Colà il Signor mi favellava al core,
E la sua voce somigliava a quellaD'amorevole, ansante genitore
Che a sè un figliuolo sconsolato appella,
E "Disgombra gli dite, ogni timoreChe mai mia tenerezza io da te svella!
Veggio che disamar tu me non sai,
E ciò che indi tu vuoi, tutto otterrai!
Ei mi diceva inoltre: - "Io t'ho punitoNon già per rabbia onde avvampar non soglio,
Ma perchè il prego mio non era udito,
E sì correvi per le vie d'orgoglio,
Che obblïato me avresti, e lui seguìtoChe l'alme adesca all'eternal cordoglio:
Con forte piglio il correr tuo rattenni,
Ma t'amai, t'amo, e per salvarti io venni!
Io mi gettava allora a' piedi suoiCon dolcezza ineffabile, e piangeva,
E sclamava: "Signor, fa ciò che vuoiDi questo figlio della debol Eva!
Sordo vissi, pur troppo, a' cenni tuoi,
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Gesù Padre Eva
|