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      Plausi a ferocia e suicidio han dati,
      E col velen de' rei volumi in petto,
      Volvea il fin dell'apostol maladetto.
     
      Grazie, chiesuola, a' prigionieri amica!
      Da te emanava inenarrato incanto!
      Da te riedea la mia fiducia anticaNell'assistenza del tre volte Santo!
      In te il perdon non mi costò fatica!
      In te d'amore e di dolcezza ho pianto!
      In te ne' tristi dì ripigliai lena,
      E sino al termin sopportai mia pena!
     
      Improvvisa comparve un'auroraChe distinguer dall'altre non seppi,
      E la sera ivan sciolti i miei ceppi!
      Ed uscii dall'orrendo castel!
      Del decennio l'angoscia mortaleUn istante, un accento avea sgombra:
      Dalla fossa qual reduce un'ombra,
      Mi stupìan terra ed uomini e ciel.
     
      Traversai valli e balze straniere,
      M'avvïai della patria a' bei lidi,
      L'Alpe ascesi, ed oh gioia! rividiLa natíva penisola alfin.
      Al dolcissimo letto del padreEgro giunsi, ma giunsi felice:
      Lui rividi e la mia genitrice;
      Tra lor braccia mie pene avean fin!
     
      Ahi! nuove, pene sempre cingon l'uomo,
      Bench'ei talvolta in impeto giulivoTutte calamità creda aver domo!
     
      Piansi più cuori amati onde me privoGli strali avean d'inesorata morte,
      E più d'un ch'io lasciato avea captivo!
     
      Allegrar mi volea della mia sorte,
      Ma spesso in cupo involontario duoloMie deboli potenze ivano assorte.
     
      Ciò ch'io patissi, Iddio conosce solo,
      La mente rivolgendo a tanti cariDel cui lungo martir non mi consolo!
     
      Il mondo mi dicea! "Se ancora impariAd ambir le mie feste e i miei sorrisi,
      Sollevati saran tuoi giorni amari".
     
      Ma indarno sovra lui le ciglia affisi:
      Ei più non mi rendea que' dì lontani


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





Santo Alpe Iddio