Sventurati! v'abbagliano l'ire;
Gl'intelletti ad amore schiudete,
E virtù e verità scorgereteNelle pompe che innalzano il cor:
Non son vane se non pel frementeChe lor sacra potenza dileggia,
Che il suo rigido spirto vagheggiaNon il bel, non Iddio, non l'amor!"
Chi son quegl'iniquiChe parlan di Dio?
Chi sei che linguaggioUsurpi d'uom pio?
Dai ceppi in che fostiSol frode provien.
Da noi t'allontanaCh'a Dio, a Sacerdoti
Vivemmo fedeliDagli anni remoti,
Mentr'empie covaviDubbianze nel sen!"
Felici voi che al lume eterno ingratiNon foste mai, siccome questo insano!
Ma nulla tolgo a voi, se ardisco alzatiTener gli affetti al Salvator Sovrano.
I templi non a soli intemeratiS'apron, ma accolgon pure il pubblicano:
Di voi, di me pietà prenda il Signore,
Ed in noi colla fede istilli amore!"
LE PROCESSIONI.
Vexilla Regis prodeunt.
(Eccl. hymn.).
Dolce è l'aspettoDe' templi santi,
Dove tra faciSfolgoreggianti,
Dove tra incensi,
Dove tra cantiDi Dio grandeggia
La maestà;
Dove al mortaleLe sacre mura
Tolgono il restoDella natura,
Dove ogni oggettoCh'ei raffigura
Gli dice: "Adora,
L'Eterno è là!"
Nondimeno allorquando dal tempioUscir vedesi l'Onnipotente,
Tra le mani d'un debil vivente,
Pe' sentieri che tutti calchiam,
Pare a noi che vieppiù ci sorrida,
Che vieppiù ci si faccia fratello:
Per pregarlo un impulso novello,
Una nova speranza sentiam.
Egli è il Re che diffondersi brama,
Che pacifico vien dalla reggia,
Che fra i sudditi amati passeggia,
Che lor volge parole d'amor:
Egli è il padre che visita i figli,
Che s'appressa a ciascun de' lor petti,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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