Io vidi, io stesso un giorno in mezzo a' campiAvvïarsi la visita d'Iddio
A povera magion. Seguii la turba,
Per l'infermo pregando, e quell'infermoCanuto essere intesi agricoltore
Presso al centesim'anno. Ove giaceaL'onorato vegliardo? In una stalla!
A manca erano i buoi; spazio bastanteLibero stava a destra, e un letticciuolo
Ivi il padre capìa della famiglia.
E in quella stalla il Creator del mondoEntra a soccorrer l'uomo! ad onorarlo!
A nutrirlo di sè! tanto è il prodigioDell'umiltà divina, o tanto agli occhi
Del Crëator sublime cosa è l'uomo!
Ah! ben desso è quel Dio che in una stallaNascer degnava, e palesar che in pregio
Gli era il mortal, non per potenza ed oro,
Ma per l'umana sua nobil natura!
Oh mirabile vista quel languenteChe dal guancial la testa sollalzava,
Bella per bianche chiome, e pel sorrisoDella pace di Dio! mirabil vista
L'atto in cui della debil creaturaCibo si fa il Signor! Chi non di dolce
Stilla bagnate aver potea le ciglia,
Ripetendo le preci? - E la pietosa,
Ond'or parlai, che della vedov'egraL'oppresso spirto avea racconsolato,
Non è del vate invenzion. Mi stavaQuell'angelica donna appunto a fianco
Or nella stalla del canuto. E quandoIl Sacerdote retrocesse, allora
Sorse l'egregia, e avvicinossi al letto,
E favellò non so quai detti al vecchio,
E nelle antiche palpebre io vedevaGratitudin rifulgere e contento.
Ma non così pacificheSempre si volgon l'ore
Al figlio della polvere,
Quando patisce e muore.
Colui tre volte miseroChe in suoi peccati è spento,
Di cui la gente mormora:
Non ebbe il Sacramento!
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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