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      Se patria e tetto invadonoEmpie, omicide squadre,
      Stringe i suoi figli, e impavidaPugna per lor la madre.
     
     
      Tal è la nobil donna ingigantitaDalla materna celestial possanza,
      Che a tutte generose opre la invita.
     
      Ma un sacrifizio v'è che ogni altro avanza,
      Ed è in lei quell'assidua ed operosaSulla cara progenie vigilanza.
     
      Alma di buona madre più non posaFinchè non ha ne' figli suoi destata
      Di virtù la favilla glorïosa.
     
      Nè puote alma di figlio esser pacataFra inique gioie, se ha una madre ancora
      Che i vestigi di lui tremando guata,
     
      E occultamente prega, e s'addolora.
     
      Negli anni primieriDel forte maschietto,
      V'è mente selvaggia,
      V'è indocile affetto,
      Par ch'indi s'annunciFutur masnadier.
      La picciola belvaSe alcun la minaccia,
      Vieppiù baldanzosaInnalza la faccia;
      Di colpi, di rischiNon prende pensier.
      Qual è quello sguardo,
      Qual è quella voceChe frena l'audacia
      Del picciol feroce?
      Incanto sì dolceLa donna sol ha.
      Ed ella ripete,
      Ripete l'incanto,
      Frammesce sorriso,
      Disdegno, compianto,
      E amore gl'infonde,
      Gl'infonde pietà.
     
      Non bada la saggiaSe petti inumani
      Diran che a domarloSuoi studi son vani;
      In cor d'una madreSperanza non muor.
      E quei che pareaFutur masnadiero,
      S'infiamma del bello,
      S'infiamma del vero,
      Divien della patriaGentile decor.
     
      La madre è il primo dell'infanzia amore!
      Poi di ragione al dolce lampo i teneriFanciulli aman la madre e il Crëatore!
      Sõave affetto sentonoPel padre, pe' fratelli e per le suore,
      Ma il lor pensier più consolante ed ìntimoE quello ognor: la madre e il Crëatore!
     
      E tutti quasi del Vangelo i forti,


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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