Che con grand'opre od immortali paginePiù ricchi di virtù sono al ciel sorti,
Dal sen materno attinseroL'amor, l'ingegno e i nobili trasporti,
E della madre caramente memori,
Iddio amando, con lei sono al ciel sorti.
Quale stupor, se pienamente spantaD'un diletto figliuolo entro lo spirito
Alta fiamma si sia di madre santa?
D'uomini gravi assiduaCura in noi del sapere i germi pianta,
Ma niuna cura è guida al cor del giovineCome riso gentil di madre santa.
In quello sguardo che posò primieroSovra i nostri dolori e i nostri giubili,
È un poter che strascina a pio sentiero.
Mille congiuran fàsciniA pervertir di gioventù il pensiero,
Ma in lagrime di madre, o nel suo tumulo
È un poter che ritragge a pio sentiero.
Agostin dagli errori avvincolato,
Udendo della madre i sacri gemiti,
Bramava consolar quel core amato;
Nel rimirarla, a palpitiReligïosi si sentìa spronato;
Doppiò il desìo del ver, doppiò le indagini,
E terse il pianto di quel core amato.
Ne' giovani anni del Salesio santo,
La madre, che il dovea da sè dividere,
Un giorno mosse a lui solinga accanto:
Sotto vetusta rovereIn cima a giogo alpin fermata alquanto,
L'opre di Dio mirando, esclamò: "Figlio!
Pensa che quel gran Dio t'è sempre accanto!"
E gli parlò sì calde e generoseRicordanze dell'alta, unica gloria,
Che Dio per meta all'uman viver pose,
Che il giovin cor rifulgereVide al suo sguardo le celesti cose,
E il dir materno in lui restò indelebile,
E saldo il piè pel cammin arduo pose.
Ma di veri ed opposti elementiVien temprata dell'uom la saggezza:
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Salesio Dio Dio Dio
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