Ei bisogno ha di freno e dolcezza,
Ei bisogno ha di forza e d'ardir.
Troppo i figli addolcir prolungataIndulgenza di madre potrìa;
Ne' lor cuori animosa energìaOgni padre è chiamato a nodrir.
Della madre il söave sembianteIl bambino con gioia mirando
Brameria riprodurre quel blandoElegante sentir femminil.
Ed insiem nel mirar si compiacePiù severi del padre gli sguardi;
In sè brama gli spirti gagliardiChe più bella fan l'indol viril.
Grazie, amabile Ingegno divino,
Che, in donarci i duo cari parenti,
Vuoi che sorga gentil nelle mentiArmonia di contrarie virtù!
Tutti grazie a te rendano i figliChe gustàr de' parenti l'amore!
Ed ai mesti orfanelli, o Signore,
Notte e dì padre e madre sii tu!
Quanta in un padre e in una madre splendeLuce emanata dall'Eterno Iddio!
D'affetto pari al lor niun cor s'accende.
A' genitori miei come poss'ioRender le gioie prodigate e il pianto,
E gli esempi, e i consigli, e il pregar pio?
Troppo sovente immemor fui del santoSenno che ad essi per me il Ciel largiva,
E baldanzoso i lor dettami ho franto.
Ma se per vie superbe io mi smarriva,
Cercando il ben dove il Signor nol pose,
E di mondani sapïenza ambiva,
Quai salutari spine a me le cosePur rimanean, cui già m'aveano impresse
L'anime de' parenti generose;
E contento io non era nelle stessePiù inebbrïanti glorie che il mio orgoglio
E l'altrui vanità crëato avesse.
Inestirpabil resta il buon germoglioA que' dolci, infantili anni piantato,
In cui d'alta malizia il cuore è spoglio.
Io m'avvolgea tra dubbi, e innamoratoPur mi sentìa secretamente ognora
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Ingegno Eterno Iddio Ciel
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