Sparsa per Asia d'Alessandro al grido,
La irruzïon de' ladri generosiImpromettea alle genti fremebonde
Sotto a' vincenti brandiNovi di civiltà raggi ammirandi.
Voce per ogni parte era d'Achivi:
Noi chiama Giove a illuminar la terra!
Al nostro Omer, ch'è lucePrima alle menti, succedean tai vati,
Onde a fiotti emanàr del bello i rivi;
E, perchè il sommo Bel tutti rinserraSensi gentili e sapïenza adduce,
Gli Apelle e i Fidia in queste aure son nati,
E Plato e gli altri mille,
Che poste ne' misteri han le pupille".
Gloria, sì, coronò le Achee pendici;
Ma del grande Alessandro il trono cadde,
E le barbare gentiContro il superbo eroe mosse a disdegno
Dell'alto crollo si stimàr felici;
Poi d'arti e di saver Grecia decadde,
Sì ch'alle scuole sue contraddicentiChi recava di lumi avido ingegno,
Sol v'imparava comeDarsi del ver possa a menzogna il nome.
Vidi un'età delle sue forze altera,
E sfavillava questa in Campidoglio;
Scherniva i precedutiSecoli, che dall'uom sommi fur detti.
Tutto cedeva all'aquila guerrieraChe ad ogni eccelsa meta ergea l'orgoglio.
Sul Tebro convenìan co' lor tributiDella terra i più splendidi intelletti,
Ogni altro core umanoDovea spezzarsi o diventar Romano.
Latina voce in tutte aure s'udìa:
Noi siam chiamati a spegner l'ignoranzaChe dagli antichi tempi
Le varie schiatte de' parlanti regge;
Noi soli alzar possiam tal monarchìaChe abbracci il mondo e il forzi a fratellanza,
Che per ogni contrada atterri gli empi,
Che in loco di furor ponga la legge;
Filosofia fanciullaVagì sinor, noi la traggiam di culla".
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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