Gloria brillò sul Tebro incomparata;
Ma i gagliardi imperanti all'universoD'onor si dispogliaro,
E dier lo scettro a destre parricide:
La immensa monarchia fu lacerata,
E da' suoi prodi eserciti conversoContro agli Augusti suoi venne l'acciaro,
E più stolto di pria l'orbe si vide:
Gara di colti e rozziFuron morte, perfidia e gaudii sozzi.
Vidi un'età delle sue forze altera,
E dava di sè mostra in varie sedi:
I popoli che oppressiAvea di Roma il gigantesco ardire,
Veggendo vacillar l'alta guerriera,
Di sue virtù si dissero gli eredi:
Fiato alle trombe in venti regni diessi,
E tutti ardendo di terribili ireGiuràr pei nobili avi
Che a Roma guasta non sarìano schiavi.
Voce sonò di barbare coorti:
Noi chiama il cielo a restaurar giustizia,
Chè ne mentì il Romano
Impromettendo civiltà e diritti;
De' mortali tradite eran le sortiPer satollar di pochi l'avarizia;
Tutti scettri afferrar non de' una mano;
Tutti i popoli denno essere invitti!
Oggi infiacchisce Roma,
Si punisca, a lei spetta oggi esser doma!"
Gloria sorrise a' Vandali ed a' Goti,
Ma fu gloria di spirti usi a furore:
Distrussero un Impero
Che ad un sol giogo i popoli astringea,
E ferrei gioghi imposero a' nepoti:
De' vizi inorridirono al fetore,
Onde il Tebro appestava il mondo intero;
Ma gentilezza insiem credetter rea,
E contro a lei pugnandoDisonoràr l'insuperato brando.
Vidi un'età delle sue forze altera,
E diè prima in Sïonne il maggior raggio:
Fu virtù combattutaSotto Romani e Barbari, e s'estese,
Non per astuzia o gagliardìa guerriera,
Ma per novo in patir, santo coraggio.
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Tebro Augusti Roma Roma Romano Roma Vandali Goti Impero Tebro Sïonne Romani Barbari
|