Ma sceso nel sepolcro, ebbe seguaciDi men gagliardo ingegno:
Trono e Chiesa s'urtàr, si combattero,
E da scandalo uscìr follie e misfatti:
Nocquero a verità studi fallaci,
Città e castella fur nemiche al regno;
Libero sir divenne il masnadiero;
E, franti i gioghi spesso,
Piansene il popol da licenza oppresso.
Vidi un'età delle sue forze altera,
Allorchè il Saracin recò dispregiSu tutti d'Asia i liti,
E destò in Occidente ira e temenza.
Ecco tacer le gare, ecco guerrieraFraternità fra i battezzati Regi:
Ecco d'Europa i volghi rïuniti:
Ecco mille poteri una potenzaScuote, strascina, incanta:
Tutti soldati son di Roma santa.
Voce s'alzò di folte osti crociate:
Ciò che saputo oprar non avean gli avi,
Compiere è dato a noi!
L'alme cristiane da concordia alfineA magnanima impresa suscitate
Più ludibrio non son d'affetti pravi.
Cristo ne scelse per campioni suoi,
E rimerto n'avrem palme divine:
Da noi frattanto il mondoD'ogni impulso a giustizia andrà giocondo".
Gloria i pro' cavalieri ebber traendoLa tomba del Signor da giogo infame,
E grazie a' loro acciariNon invase anch'Europa il Mussulmano;
Ma in vile obblìo religïon ponendo,
Aprirò il core ad esecrande brame,
In rapina emulàr gli Arabi avari:
Volsero a lacerarsi invida mano:
Colpì i Crociati Iddio,
E in Asia lor possente orma sparìo.
Vidi un'età delle sue forze altera,
E nell'Italo suol fulse più bella:
Non già poter di brandiSorse a magnificar la sua fortuna,
Sebbene ovunque ardesse ira guerriera:
Fu suo splendido pregio una novellaAmbizïon di studii venerandi:
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Chiesa Saracin Asia Occidente Regi Europa Roma Europa Mussulmano Arabi Crociati Iddio Asia Italo
|