Ma non sol perchè piacque a te far guerraDe' fisici misteri all'ignoranza,
Giusta laude il cor mio qui ti disserra.
Vidi altro merto ch'ogni merto avanzaSplender nella tua grande anima, ardente
D'ogni santa e magnanima speranza.
In tua vecchiezza, a me giovin dementeT'avvicinava il caso.... ah! non il caso,
Ma la bontà del senno onnipotente!
E ti vidi anelar, perch'io süasoDai falsi lumi d'empietà non gissi,
Ma dal lume del ver crescessi invaso.
Un dì, seduto appo quel Sommo, io dissiQuai m'affliggesser dubbii sciagurati
Sovra i destini a umanità prefissi;
E gli narrai quai mi tendesse aguatiMia fantasia superba, investigante
Supremi arcani, a noi da Dio negati.
O tu, gli dissi, che vedesti avantePiù di molti mortali entro a' secreti,
Fra cui traluce il sempiterno Amante,
Dimmi in qual foggia in mezzo a tante retiDi volgari credenze e d'incertezza,
Circa la fede il tuo pensiero acqueti".
Il buon vegliardo a me con pia dolcezza:
Figlio, anch'io lungo tempo esaminando,
Tenni la mente a dubitanze avvezza;
E a' giovani anni mi turbava, quandoMi parea che del secolo i primai
Di Fè il giogo scotesser venerando,
E s'infingesser di scïenza a' raiScoperto aver ch'Ara, Vangelo e Dio,
Fuor ch'esca a plebe, altro non fosser mai.
Temea non forse alfin dovessi anch'ioDa' miei studi esser tratto a dir: - La scuola,
Che mi parlò d'un Crëator, mentìo.
Ma benchè ardito e avverso ad ogni fola,
E benchè in secol tristo in ch'ebbe regnoQuella filosofia che più sconsola,
E benchè procacciassi alzar lo ingegno,
Sì che a Natura io lacerassi il velo,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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