Eloquente dal cor rompea la voceDel buon canuto, come a tal, cui forte
Dell'error d'un amato angoscia cuoce.
Tu mi garrisci e in un mi riconforte,
Dissi, e poichè alla Chiesa un Volta crede,
Spezzar de' dubbii spero le ritorte".
Le spezzerai! quegli gridò con fede;
Vedrai che bella fra' più colti ingegniAnco religïosa anima incede!
Nè immaginar che lungo tempo regniLa gloria de' filosofi or vantati,
Che fur di scherno e di superbia pregni:
Pochi anni ti prenunzio, e smascheratiVedrai que' mille turpi falsamenti,
Con che in lor carte i fatti han travisati.
Il più splendido autor di que' furenti,
Che tutto diffamò col vil sogghigno,
E con tai grazie che parean portenti,
Malgrado i pregi del suo stil vòlpigno,
E il suo bel Lusignano e sua Zaìra,
Detto sarà filosofo maligno.
Ei tutti i dì già meno ossequio ispira,
E Francia, ond'ei sembrò tanto dottore,
Già del mentir di lui parla, e s'adira.
Ed al crollar del gran profanatoreLa ciurma crollerà dei men famosi,
Che volean Dio strappar dall'uman core".
Io di Volta ridire i luminosiSensi mal so, ma dell'egregio vecchio
Amor mi prese, e più a lui mente posi.
Più fïate percossero il mio orecchioI suoi santi dettami, e più fïate
Divisai farli di mia vita specchio.
Io meditando tue parole amate,
O incomparabil uom, più non gustavaDegli audaci le carte avvelenate.
Ancor pur troppo da te lungi errava,
Ma pur m'innamoravan que' volumiChe il dolce genio tuo mi commendava.
Io debol era, ma ogni dì i costumiDel mondo a me tornavan più molesti:
Chè li scernea della tua fede ai lumi.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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