Mal tuo grado bolliva il tuo intelletto,
Ed odio non portavi all'are sante,
E di sete del ver t'ardeva il petto,
Meco avvertivi nella Bibbia quanteSplendesser tracce del divino affetto,
E confessavi, in tue mestissim'oreSol raddolcirti quel gran libro il core.
Un dì col genitor del mio Borsieri
Io passeggiava al bosco suburbano,
E tu ch'ivi leggendo sedut'eri,
Ci vedesti, e gridasti da lontano:
Ecco il volume degli eterni veri!
Corsi, e il volume presi io da tua mano:
Lessi: EVANGELIO! E - "Bacialo! dicesti;
Gl'insegnamenti d'un Iddio son questi!"
Ah, sebbene quell'Ugo ottenebratoMal sapesse scevrar natura e Dio,
E talor supponesse annichilatoNella tomba il mortal che i dì compio;
D'altro dopo l'esequie eccelso fatoNodrìa talor vivissimo desìo,
E dir l'intesi: - "No, quest'alma forteMai non potrà vil pasto esser di morte!"
E ben più udii dal labbro tuo eloquente,
Quando insiem leggevam famose carte,
Ove un illustre ingegno miscredenteRampogne avea contro alla Chiesa sparte:
Dal seggio allor balzasti impazïente,
E ti vidi magnanimo scagliarteA sostener con voci alte e robuste,
Che le accuse ivi mosse erano ingiuste.
E quantunque a' Pontefici severoSi volgesse il tuo spirto e a' Sacerdoti,
Ammiravi la cattedra di Piero
Ne' giorni di sua possa più remoti;
E di gentil nell'arti magisteroDatrice l'appellavi a' pronepoti;
E sovra ognun che fu decoro all'areLiberal laude ti piacea innalzare.
Se in alcuna tua carta eco facestiD'animi non cristiani alla favella;
Se di soverchio duol semi funestiSparsi hai ne' cuor che passïon flagella;
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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