Se del secolo errante in cui nascesti,
Bench'alta, l'alma tua rimase ancella,
Opra fu di fralezza e di prestigio,
Non mai di petto a mire inique ligio.
E il tuo libro d'amore isconsolato,
Benchè riscosso immensi plausi avesse,
Benchè da te qual prima gloria amato,
Bench'opra non indegna a te paresse,
Talor gemer ti fea, ch'avvelenatoUn sorso gioventù quivi beesse
D'ira selvaggia contra i fati umani,
Ed idolo Ortis fosse a ingegni insani.
Biasmo gagliardo quindi al giovin daviChe ti dicea suoi forsennati amori;
E l'atterrarsi, codardìa nomavi,
Sotto qual siasi incarco di dolori;
E sua vita serbar gli comandaviPer la pietà dovuta a' genitori,
Pel dovuto anelar d'ogni vivente,
Sì che sacri a virtù sien braccio e mente.
Di molti io memor son tuoi forti dettiDa core usciti di giustizia acceso,
E a tue nascose carità assistetti,
E al tuo perdon ver chi t'aveva offeso;
E pochi vidi sì söavi pettiPortar costanti il proprio e l'altrui peso,
E quel pianto trovar, quella parola,
Che gli afflitti commove, alza e consola.
Memor di tanto, io spero, e spero assai,
Che, sebben conscio non ne andasse il mondo,
Sul letto almen della tua morte avraiSentito del Signor desìo profondo:
Spero che l'Angiol degli eterni guai,
Già di predar tua grande alma giocondo,
L'avrà fremendo vista all'ultim'ora,
Spiccato un volo al ciel, fuggirgli ancora.
E mia speranza addoppiasi pensandoChe alla tua madre fosti figlio amante:
Quella vedova pia vivea pregandoChe tu riedessi alle dottrine sante:
Di buoni genitor sacro è il dimando,
E sul cuor dell'Eterno è trionfante,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Ortis Angiol Eterno
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