Ove sì di pietà luce s'abbui,
Non arde fiamma di virtù sublime:
Son desse l'alme primeChe, s'uom pagarle vuol, vendono altrui.
Amara esperïenzaMostrommi ch'ove somma è vïolenza
Di feroce linguaggio, ivi s'ascondeMal fermo spirto, prono a codardìa:
Sol l'alme verecondeSpiegan ne' buoni intenti alta energìa.
Fida a virtù la menteColui perchè terrìa che Iddio non sente?
Anco in età pagane i veri forti,
Che opraron per la patria atti mirandi,
Chiedeano al ciel le sorti,
E per religïon divenian grandi.
Ad onorar l'avitaTerra chi meglio di Gesù ne invita?
Di Gesù che ne impon fraterno amore!
Che ne impon di giustizia ardente zelo!
Che accenna premio il cieloA chi pel comun ben respira e muore!
Gagliarda ira tremendaSerbiam pel dì che a provocarne scenda
La burbanzosa avidità straniera:
Del Prence e della Patria allora a scampo,
Precipitiamo in campoCol grido invitto: - "Si trionfi o pera!"
Accostin core a coreIntanto pace, e begli studi, e amore!
Chè troppo già da fazïoni stolte,
Di perpetua ingiustizia eccitatrici,
Fur l'Itale pendiciIn lutto e sangue ed ignominia avvolte.
L'estera invidia, quandoNostre glorie natìe vien visitando,
Gli odii scorge, ed applaude alla malignaFraterna gara, promettendo aiuti;
E poi quando abbattutiSiam da discordia, ci disprezza e ghigna.
Non c'illudiam fra sogni,
Onde lo spirto desto indi vergogni:
Ma ai circondanti popoli mostriamo,
Che in tutte fasi di grandezze umaneGrandezza in noi rimane,
Dacchè al vero ed al bel sempre aspiriamo.
Al vero e al bello sempreAspiri chi sortiva itale tempre!
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Iddio Gesù Gesù Prence Patria Itale
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