Su sposo e fratelliE amici vegliar.
Dal ciel mi risuonaTua dolce parola.
Che spiriti innalza,
Che petti consola:
Cosė giā soleviDi Dio favellar.
Se il cor mi si turbaIn me rivolgendo
Che i giorni tuoi santiS'estinser, gemendo;
Che giovin peristiIn lungo patir;
Io scerno che il piantoMi tergi e sorridi!
Io scerno che al cieloNe inviti, ne guidi!
Io t'odo che appelliFelice il martėr!
Ell'era di quelleSerafiche menti,
Vissute nel mondoSublimi, innocenti,
Amando, pregando,
Chiamando a virtų.
Doloran pei cari,
Doloran per Dio,
Lor merto arrichisceChi in avanti fallė
Lor vita č Calvario,
Lor norma č Gesų!
Ti piansi, ti piansiCon alto rammarco,
Per me, pel tuo sposoD'angosce sė carco!
Ma udii la tua voceParlarmi nel cor.
Le fere sventureSon date a' mortali,
Perchč dalla terraDispieghino l'ali,
Cogliendo le palmeChe colse il Signor".
No, pia, no, gentile,
Per me non sei morta!
Ti veggio, simėleAd angiolo sorta,
Il vedovo amico.
E me sostener.
Ti veggio splendenteDi gioie supreme;
Ti veggio accennanteLe sedi, ove insieme
La pace de' fortiDovrem possedor!
L'ANIMA D'UNA FIGLIA.
(Parla qui MARIA VALPERGA DI MASINO alla Contessa EUFRASIA sua madre).
Quonium pius e misericors est Deus.
(Eccli. 2)
Piangimi, o dolce Genitrice: a Dio
No, non č oltraggio il tuo materno pianto.
Della tua mente ogni pensier vegg'io,
Leggo le pene onde il tuo core č infranto,
Scerno fra cotai pene un gioėr pio,
Me figurando al Re de' Cieli accanto;
Scerno che tu il maggior de' sacrificiRinnovelli ogni giorno e benedici.
Ma affinchč le tue lagrime pietoseGrondino pių soävi, o madre amata,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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