Io ti paleserò cagioni ascose,
Per cui sì tosto al ciel venni chiamata:
Non fu olocausto sol che Iddio t'imposePer affinar l'anima tua elevata:
Di me compassïone alta lo prese,
E me sottrarre a sommi affanni intese.
La tempra ch'Egli al fianco tuo mi dava,
Era tutta d'affetto e d'innocenza:
Io caldamente i genitori amava,
Io gioconda sentìami in lor presenta:
Il caro guardo tuo mi confortava,
Qual guardo di superna intelligenza:
Io d'uopo ognor avea di starti unita,
Tu della vita mia eri la vita.
Di congiunti e d'amici altr'alme belle:
Dopo il padre e la madre eranmi care:
Tanto v'amava, e tanto amava io quelle,
Che più tesori io non sapea bramare.
Il pensier che sorride alle donzelleDi rosei serti e nuzïale altare,
A me non sorridea, temendo ognoraChe a te vivrei meno vicina allora.
Dato m'avresti, è ver, degno consorte,
E quindi io molto esso pregiato avrei;
E d'esser madre avuto avrei la sorte,
E rapita m'avriano i figli miei;
Ma come inevitabili di morteSon su questo o su quello i dardi rei,
Avrei veduto chi sa quali amatiAnzi a me infelicissima atterrati!
Ah! s'io perduto avessi alcun di loro,
E te precipuamente, o madre mia,
Sì acerbo fora stato il mio martoro,
Che capir mente d'uom non lo potria!
Commosso fu quell'Ottimo che adoroDai dolci sensi ch'egli in me nodrìa,
E perchè strazi io non avessi atroci,
Una invece mi diè di molte croci.
Quest'una era il lasciarvi, o miei diletti,
E più, madre, il lasciar te sì dogliosa:
Pesante croce fu! la ricevettiCome don dell'Eterno ond'era io sposa:
Premendola al mio sen, piansi e gemetti,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Iddio Ottimo Eterno
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