Ma, qual ch'io sia, tu le mie grida ascolta.
Spesse fiate in malagevol guadoMi porgesti la mano, e uscii dell'onde;
M'alzi tua dolce man di grado in grado
Da questi rischi alle celesti sponde!
DIO E MARIA.
Astitit Regina a dextris tuis.
(Ps. 44).
Umile sì, ma ardimentoso il coreSorga dal fango e si sollevi a Dio:
Cinto d'argilla, ma di te, Signore,
Figlio son io!
Bella è la terra, e i favillanti straliDel nobil astro che il suo sen feconda,
E il dì e la notte, e i fiori e gli animali,
E l'aere e l'onda.
Bello è l'imper dell'uom su gli elementi:
Ei gioia cerca, e gioia sogna o trova;
Ma sete sempre han suoi desiri ardentiDi gioia nuova.
A me non bastan tue bellezze, o terra;
Le indagai tutte, le ammirai, le ammiro;
Ombre son vaghe, e morte a lor fa guerra:
Io il ver sospiro.
Ed in te solo è il vero, o impermutatoBello ineffabil che allumasti il sole,
Ed a' tuoi figli nella polve hai datoVita e parole.
Chi sei? nol so. Chi son? nol so. Ma pureTraluci a me, benchè ti copra un velo;
In mille voci annuncian tue fattureIl Re del Cielo.
Ma delle tue fatture la più bella,
Quella che più di grazia è portatrice,
Quella che più ti rappresenta, quellaChe al cor più dice,
Ell'è Maria, la Vergine, la Figlia
Dell'Uomo, in Ciel fatta a' fratei reina!
La femminil pietà che s'assomigliaAlla divina!
UN FILOSOFO.
Lex lux.
(Prov. 6. 23).
Dopo indefessi studii,
Sopra vantate carteGiustin vedea non fulgere
Fuorchè bugiarda un'arteCon cui l'audacia illudere
Del fervido mortal,
E il ver col falso mescere,
E la virtù col mal.
A nobil ira il mossero
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Regina Dio Cielo Maria Vergine Figlia Uomo Ciel Prov
|