E so che sei possente appo il Signore,
E con fè al tuo sepolcro mi prostesi,
Ed il pensare a te m'innalza il core:
Odimi, Carlo, e i miei sospiri accesiT'abbian per me ne' cieli intercessore!
Delle giust'opre caldo amor chiegg'io,
Chieggio vederti un giorno in seno a Dio!
Tra gl'Itali non v'ha petto gentile,
Cui söave non sia la rimembranzaDi pastor sì benefico all'ovile,
D'uom ch'agli altari diè tanta onoranza.
Chi, solcando il Verban con petto umìle,
Non mirò intenerito in lontananzaL'antica Arona, ove le limpid'acque
Lietamente dir sembrano: "Ei qui nacque!"
In anni oggi remoti e sempre cari,
Quell'amabil pur fei pellegrinaggio.
Gli ultim'astri fulgean tremoli e rari,
Perocch'era una prima alba di maggio,
E sui monti segnava oggetti variImpallidito della luna il raggio,
Finchè cedendo a luce più gioconda,
Più languidetta in cielo era e nell'onda.
Ed allor sulle cime orïentaliRosseggiavan leggère nugolette,
E spuntavan del sole i dolci strali,
Qua e là indorando le contrarie vette;
Ed i fiotti del lago or dianzi egualiS'increspavano al tocco delle aurette,
E nel lor fasto signorile e vagoL'isole risplendeano in mezzo al lago.
E le spiagge lunghissime e distanti,
E le molli e le ripide pendiciMostravan con moltiplici sembianti
I lor tugurii poveri e felici,
E i campanili de' tempietti santi,
Ove già del mattino ai sacri ufficiDel vigil bronzo l'eccheggianti note
Chiamavan le rideste alme devote.
Oh quali eran miei palpiti veggendoArona, verso cui più concitati
Dal desiderio andavano battendoI remi de' nocchieri affaticati!
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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