Per lungo tempo, e nondimen io ardevaD'annoverarmi fra i più giusti spirti.
I conosciuti iniqui io respingeva,
E quando d'amicizia ad uom m'unìa,
Alto core a mio senno in lui fulgeva.
Or non più, non più voglio idolatrìa,
Supremamente amar voglio te solo,
Benchè ogni fido tuo caro a me sia.
Ma perdona se pure infra lo stuoloDelle tue creature predilette
Una più ch'altre sulla terra io colo.
Ella a fere calunnie non credette,
E mi difese da' nemici miei!
Ella a ben far tutti i suoi passi mette,
Ella è mia guida, il nostro Sol tu sei!
L'ANTICO MESSALE.
Et benedictae reliquiae tuae!
(Deut. 28.5).
Oh ben a dritto più di gemme e d'oroCh'abbian sol di ricchezza immenso pregio,
Ami, o Donna gentil, questo tesoro,
Che vetustà rarissima fa egregio:
Muto è al cor de' mortali ogni lavoroChe splenda sol come opulento fregio:
Qui de' secoli v'è l'alta parolaChe percuote ed in un turba e consola.
Qui v'è un incanto ch'a noi stende innanziRemotissimi giorni, i giorni alteri,
Allorchè di barbarie infra gli avanziFiorian città, castella e monasteri,
E non sol grandeggiavan ne' romanziLe sante dame e i santi cavalieri,
Ma di religïone e di portentiTutte fervean le più elevate menti.
V'abbondavan dolori, e v'abbondavaD'armati rei la vïolenza atroce;
Ma mentr'era sì forte ogn'indol prava,
Forte in cor degli eletti era la Croce!
Di forza era un'età che suscitavaTra l'iniquo ed il buon guerra feroce:
Stupor ci fa tal quadro e ci atterrisce,
Ma con somme virtù pur ci rapisce.
Io non posso adorar l'età lontane,
Ma nè pertanto adorar so la mia,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Sol Deut Donna Croce
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