Chi molto amando irreprensibil visse!
- Un Giuda voglio! Il dčmone ruggiaGił dall'alpe scagliandosi e correndo
Pe' teutonici boschi, e visitandoCon infernal, veloce accorgimento
Cittą e castella.
Iva ei cercando l'uomo,
In cui scernesse il dolce volto, e i dolciAtti, e l'irrequļeto occhio geloso
Del venditor di Cristo; e non volgareMente si fosse, ma gentil, ma calda
Di lodevoli brame, ed inscia quasiDi sč si pervertisse, e vaneggiasse
D'amor per tutte le virtł, e seguirleTutte paresse, e infedel fosse a tutte.
Tale, od un vero giusto esser doveaChi affascinasse d'Ebelino il core;
E Sątan nol trovava, e con dispregioMaledicea la lealtą nativa
De' figli del Trļon, popol rapaceNelle battaglie, e in sue pareti onesto.
Ma quando gią il crudel quasi dispera,
Ecco s'incontra in uomo onde il sembianteTosto il colpisce; e fra sč dice: - "Č desso!"
Ed esulta, e pił guata, e vieppił esulta.
Quel benedetto dall'orribil genioEra un prode straniero, e fama tace
Di qual progenie, e nome avea Guelardo.
Sul suo destrier peregrinava, e ladriOr assaliva, degli oppressi a scampo,
Or dispogliava ei stesso i passeggeri,
Se mercadanti, e pił se ebrei. Nč spoglioPur quelli avrģa, se a povertą costretto
Non l'avesse un fratel, che del paternoRetaggio spossessollo.
A che di boscoIn bosco errasse, ei non sapea. Sperava
Dal caso alte venture, e perchč tardeErano al suo desģo, volgea frequente
Il pensier di distruggersi; e pił volteDall'altissime balze misurava
Coll'occhio i precipizi, e mestamenteRideagli il core, e si sarģa slanciato
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Giuda Cristo Ebelino Sątan Trļon Guelardo
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