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      O Ebelino, ti lascio; - ed a te lascio,
      O figlio, un padre in Ebelino! - Ed eraIn tai detti spirato. Allora il figlio
      Gettommi al collo ambe le braccia, e moltoPianse, e chiamommi padre suo,e lo strinsi,
      E il chiamai figlio. Ove pur reo di pattiViolati con voi fosse il mio sire,
      Biasmo sincer da mie labbra paterneAvriane, sì; retti n'avrìa consigli,
      Ma non odio, non guerra, non perfidia!
      - Deh! taccïano, Ebelin, privati affetti,
      Ov'è causa di popoli. Ed ignotaMal tu presumi essere a noi l'ingrata
      Alma d'Ottone anco ver te, che drittiTanti acquistasti a guiderdone e lode.
      Ombra a lui fa la tua virtù: onorartiFinge, ma stolta è finzione omai
      Ond'ogni cor magnanimo s'adira.
      Possente sei, ma più non sei quel dessoChe ne' duo regni un dì tutto volvea.
      Tëofanìa il governa, e da Bisanzio
      Sul germanico seggio ov'ei l'assunseRecò le greche astuzie, e lo circonda
      Di greci consiglieri. Essi con leiVan macchinando contro te ogni giorno;
      Che se finor cadute anco non sonoLe podestà che a te largì il monarca,
      Della tua rinomanza egli è prodigio,
      E nel tiranno è di pudor reliquia.
      Bada a' perigli, a tua salvezza bada:
      D'Otton l'iniquità rotto ha i legamiD'ogni giusto con esso.
      Un de' maggioriCosi parlò fra gli adunati audaci.
      Nè, sebbene oltrespinta, era appien falsaLa parola di sdegno e di sospetto
      Circa l'imperadrice e i cortegianiCh'ella a sue nozze addotti avea di Grecia.
      Ma la candida e ferma alma del pioEbelin s'adirò. L'imperadrice
      E Otton con nobil gagliardìa difese,
      E de' Greci sorrise. Ei sì facondoFavellava, e amichevole e verace,


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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