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      Esultan se pretesto a lor si porgaDi rigettarla, e attaccaticci morbi
      Son odio, ingratitudine e calunnia.
      Conscio de' benefizi innumeratiCh'egli avea sparso, avea creduto ognora
      L'irreprensibil cavalier che stretti,
      A lui fosser d'amor cuori infiniti.
      Le ripetute indegne contumelieLo sorpreser, ma tacque; e sovra tanta
      Pravità de' mortali meditando,
      Arrossì d'esser uomo, e innanzi a Dio
      Umilïossi. E vanamente ancoraStette Satan mirandolo e aspettando
      Il desìo di vendetta e le bestemmie.
      Chiama l'Onnipossente al suo cospettoTutti i ministri spirti, e a Satan dice:
      - Onde vieni?
      E il maligno: - Ho circüitaDell'uom la terra, e non rinvenni un santo.
      Ed il Signore: - O di calunnie padre,
      Non vedestù l'amico mio Ebelino,
      Ch'uomo a lui simil non racchiude il mondo,
      Tanta nel suo dolor serba innocenza?
      E l'angiol di menzogna ambe le labbraSi morse, e disse: - Ov'è il suo pregio? Ei t'ama,
      Perchè, in tuo amor fidando, ei palesataIn breve spera sua innocenza. Il braccio
      Estendi, e più percuotilo, e vedraiSe non t'impreca.
      Ed il Signor: - Non forseGiorni di prova assegno a' retti? Vanne:
      Ebelino è in tua mano; anco sua vita,
      Anco la fama sua, perchè maggioreTorni suo vanto e tua immortal vergogna.
      L'avversario precipite avventossiDal grembo della nube, onde i mortali
      Atterrìa lampeggiando, ed in un puntoFu su roccia dell'alpi. Ivi gigante
      Si soffermò, e da questo lato i campiDella lieta penisola mirando,
      E dall'altro le selve popoloseDe' boreali, l'una e l'altra palma
      Battè plaudendo al sovrastante luttoD'entrambo i regni, ed esclamò: - Vittoria!


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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