Le grida dell'amico: "Al lupo! al lupo!"
Ripeteva egli disperato. Io sudoDi spavento, ciò udito, e immaginando
Di quel caro il periglio. I clivi scendoNovamente precipite: il ghiacciato
Pellice varco, e per gli opposti greppiAffannato m'arrampico ed appello:
Irnando mio! Irnando mio!
SalitoEgli era sovra un olmo. Eccol veloce
Scendere a me. Ma il lupo allontanatoRitorce il passo, e verso noi s'avventa.
Ambo ascendiam sull'arbore, e costrettï
Lunghissim'ora ivi restiam; chè intornoIncessante giravasi la fiera.
Oh come su quell'olmo il dolce amicoTeneramente mi stringea al suo seno,
Il mio ardir rampognandomi! Ei diceaAver alto gridato "Al lupo! al lupo!"
Per la speranza ch'io vieppiù fuggissi,
E tristo incontro pari al suo scansassi.
E tu invece, oh insensato! ei ripeteaVanamente arrischiasti i cari giorni
Per aïtar l'amico, o coll'amicoPreda morir di quelle orrende zanne!"
Ciò dicendo ei piangeva, ed io piangevaSuoi cari lacrimosi occhi baciando,
E tal commozïone era profonda,
Delizïosa per entrambe! oh comeSentivamo d'amarci! oh quanto vere
Sonavan le proteste, asseverandoChe l'un per l'altro volontier la vita
Donata avrìa! - Dall'olmo alfin veggiamoScender di qua e di là dalle pendici
Fiaccole ardenti. Eran d'Irnando il padreEd il mio che venìan, co' loro servi,
Degli smarriti figliuoletti in cerca.
Sgombrava il lupo a quella vista; e noiDall'arbore ospital lieti calammo,
E saltellanti sulla neve, incontroMovemmo ai genitor, con infinito
Cinguettìo raccontando, io la pauraCh'ebbi di perder l'adorato amico,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Irnando
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