Pagina (185/291)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Indi attendeaIl ritorno del messo, e d'una sala
      Passava in altra irrequïeto, e indugioSoverchio gli sembrava.
      - Il furibondoSdegnasse dare all'invïato ascolto?
      O frodoloso intento, o vil lusingaD'animo impaurito ei sospettasse,
      E rispondesse coll'atroce insultoDi vïolar con carcere o con morte
      La sacra testa dell'araldo mio?
      Fellon! Guai se ciò fosse! A molta sceseMansuëtudin questo cor; ma un cenno,
      E rïascender lo vedresti ad odioMaggior del tuo, più spaventoso, eterno!
      Che dico? Bassa villania in quell'almaInebbrïata da gigante orgoglio
      Non può capir. Abbietto spirto io sonoChe immaginar sì turpe fatto ardisco.
      Intenerito si sarà; lung'oraColmerà di dolcissime domande
      E d'onoranza il mio scudier; seguirloQui vorrà forse, o rattenuto or fia
      Da momentanee cure. A mezzo soloEsser seppi magnanimo. Io medesmo,
      Come la donna mia mi consigliavaIo, non un messo, a lui mover dovea.
      Oh! alla mia vista uopo ad Irnando certoStato non foran più parole; in braccio
      Gettato a me sariasi, e senza vaneSpiegazïoni, e dolorose, entrambo
      Rïappellati ci saremmo amici.
      Così tra sè il bramoso. Ed evitava,
      Per nasconderle il suo perturbamento,
      Della diletta sposa il dolce incontro.
      Ei cammina a gran passi; o nella sediaBreve momento s'agita, e risorge
      Tosto con ansia ad amor mista e ad ira,
      Or all'una effacciandosi, or all'altraDelle fenestre, or fuor della ferrata
      Negra sua porta uscendo, e non badandoAl can che gli si appressa, e rispettoso
      Scuote la coda, e abbassa il ceffo, e speraDalla man signorile esser palpato.
      Dai merli del terrazzo alfin gli sembra


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





Irnando