Frequenti fra baroni! e pensò qualeDisperato dolor fora a Camillo,
Se il visitato sire oggi smentisse,
Brïaco d'odio, il vanto invïolatoChe di leal s'ebbe sinora! Il guardo
Volse alla damigella; e impalliditaEra al par d'essa. Il guardo volse ai duo
Famigli, e impalliditi erano, e osaroInterroganti dir: - Retrocediamo?
- Stolti! diss'ella; e rise, ed innoltrossi.
Intanto del castello in ampia salaLa romana bellissima traea
Dalla ricca di gemme ed indorataConocchia il molle lino, e fra le punte
Di due candide dita lo umidiva;
Indi con grazia angelica all'eburneoFuso il pizzico dava, e con accento,
Che a labbra subalpine il ciel ricusa,
Cavalleresche melodie cantava.
Belli come la madre accanto a Elina
Sedeano un bimbo ed una bimba, a leiInnamoratamente le pupille,
Da negre e lunghe palpebre ombreggiate,
Alzando vispe, e ogni ultima parolaDella strofa materna ripetendo
Con cantilena armonïosa d'eco.
Ed a quest'eco s'aggiungea la graveVoce del padre lor, che per la caccia
Un arco preparava, e spesso l'arcoPonea in obblìo, l'affascinante donna
Mirando e i figli, ed i lor canti udendo.
Portavan l'aure il suon del fervid'innoD'Ildegarde all'orecchio. Ella scendea
Dell'arcione, ed a' paggi sorridente,
Ma con trepido cor, dicea il suo nome.
Qual fu d'Irnando la sorpresa! AscoltoE onore a dama diniegò egli mai?
Qual pur siasi Ildegarde, ei le va incontroCon reverente cortesia, e l'adduce
Innanzi a Elina. Alzasi questa, e posaL'aurea conocchia, e di seder le accenna.
- Vicina mia gentil (prende Ildegarde
Così a parlar), da lungo tempo agogno
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Camillo Elina Ildegarde Irnando Ildegarde Elina Ildegarde
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