Consigliavan rivolta ed abbandono.
Universal divenne voce alfine:
Arrendiamci!! arrendiamci!
Il masnadieroPromettea vita a ognun fuorchè a mia suora
E a' suoi figliuoli e a me. Tra minacciosoE supplicante, io i perfidi arringava,
Che della rocca aprir volean le porte:
- "Sino a dimane il tradimento, o iniqui,
Sino a dimane sospendete!" Un restoDi pietà e di rispetto, al grido mio,
Rïentrò in cor de' più. "Sino a dimane!
Sclamarono, e se Dio pria dell'auroraPortenti oprato non avrà a tuo scampo,
Lo scampo nostro procacciar n'è forza."
Oh spaventosa notte! Oh fugaci ore!
Oh come orrenda cosa eraci il suonoDel bronzo che segnavale! Oh angosciato
Appressarsi dell'alba! Oh sbigottitiMuti sembianti della mia sorella
E de' suoi pargoletti! Oh contrastanteDignità di parole in prepararci
A' vicini supplizi! Ed oh com'ioTra me dicea: "Deh! che non seppi amico
Tutta la vita conservarmi Irnando? -
Improvviso frastuono udiam levarsiFuor delle mura. Che sarà? Oh prodigio!
Una pugna! E con chi? - "La man di Dio!
La man di Dio!" gridan mie turbe: a terraMi si prostran pentite, il giuramento
Di fedeltà rinnovano; a gagliardaSortita le süado, ed infinito
Macel lung'ora de' nemici è fatto.
Qui il narrar di Camillo Irnando tronca:
- Ah! s'impeto cotanto, e se cotantaProdezza ad ammirar non m'astringevi,
Me gli assaliti sconfiggeano! In fugaEran molti de' miei, già in fuga io stesso
Omai volgeami disperato: i colpiTuoi scomposer l'esercito inimico,
E di salvezza io debitor t'andai! -
S'avvicendan la lode i cavalieri,
L'uno dell'altro memorando i fatti.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Dio Irnando Dio Dio Camillo Irnando
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