Alfine Elina sclama: - Ad Ildegarde
Spettan tutte le lodi! Innanzi a leiProstratevi, e la sua destra baciate. -
E i cavalieri prostratisi, e la destraBaciano d'Ildegarde, e penitenza
Le chieggon del furente odio passato;
Ed ella in penitenza un'annua festaIntima in questo e in quel castel, che festa
Dell'amistà si chiami, e dove uficioDe' vati sia cantar quanti sospetti
Calunnïosi partorisce l'ira,
E quanto l'ira accrescano le ambagiDe' falsi intercessori, e quanto egregia
Sappia interceditrice esser la donna.
- E da me, per mia ingiusta ira, qual vuoiPenitenza? soggiugne in umil atto
Palma a palma accostando, ed il ginocchioPiegando Elina. -
Ed Ildegarde: - Il primoFiglio, o diletta, che ti nasca, il nome
Porti del mio Camillo; e mi sia dato,
Se figli avrò, chiamarli Irnando o Elina.
I SALUZZESI.
Cantica.
L'amore che porto a Saluzzo, mia città nativa, m'ha indotto a cantare un fatto luttuosissimo, che trovasi ne' suoi annali, al secolo XIV. Il Marchesato di Saluzzo era di qualche importanza a quei tempi, e la vicenda di cui parlo si collegava colle passioni che ferveano per tutta Italia.
Nel 1336 Tommaso II succedette al padre nella signorìa di Saluzzo, ma gli fu contrastato il seggio da Manfredo suo zio. Tommaso avea per moglie Riccarda Visconti di Milano, ed era quindi uno de' Principi ghibellini, ai quali i Visconti erano capo, tutte le speranze della parte ghibellina appoggiandosi a quel tempo sovra Azzo fratello di Riccarda di Saluzzo, e poscia sovra Luchino Visconti, loro zio.
Manfredo si professò guelfo per avere la protezione del potentissimo capo de' guelfi, Roberto Re di Napoli, della casa d'Angiò. Era questi un ragguardevole monarca per ingegno e per possedimenti.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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