Ei dimandava al cielo, e presagiva la caduta degl'invasori. - (Ploremus ergo coram Deo, poeniteat nos iniquitatum nostrarum, et a praesenti calamitate calamitatum maxima liberi facti erimus).
La cacciata degli stranieri diede novella virtù ai Saluzzesi; le discordie civili scemarono, e s'estinse a que' giorni con Roberto la gloria della fatale casa d'Angiò, che aveva cotanto illuso ed insanguinato l'Italia. Carlo, figlio di Roberto, era premorto al padre, e lo scettro passò nelle mani di Giovanna, figlia di Carlo, la quale, rea dell'uccisione d'un marito, patì infiniti guai, ed infine dal vendicatore del primo marito fu data a morte.
I SALUZZESI.
Odium suscitat rixas, et universadelicta operit charitas.
(Prov. 10. 12).
I.
Dolce Saluzzo mia! terra d'anticheNobili pugne, e d'alternate sorti
Prospere e infelicissime, e d'ingegniChe t'onoràr con gravi magisteri,
O con bell'arti, o con sincere istorie,
O coll'affettüoso estro che splendeIn ognun che ti canta, e vieppiù splende.
Sovra l'arpa gentil di Dëodata(1),
Tua prediletta figlia! Io ti saluto,
O terra de' miei padri, e dall'affettoChe ti porto, m'ispiro oggi cantando
Un tuo illustre dolor d'anni lontani,
Che fu dolor da forti alme compianto,
E da forti alme sopportato e mistoAhi troppo! a colpe, ma pur misto a esempi
Di patrio amor, di lealtà e di senno.
O fantasia, sulle tue magich'aliToglimi a' dì presenti, e con gagliardo
Vol ritocchiamo il secolo guerrieroDi Tommaso e Manfredo; il secol pieno
Di guelfe e ghibelline ire, che servoParve e non fu dell'ultimo Angioìno;
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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