Balza a tai detti dal suo antico seggioIl sacro vecchio, e grida: - Oh sconsigliati!
Oh foss'io in tempo! Oh, me vestisse Iddio
Del vigor de' Profeti un giorno solo!
Ov'è Manfredo?
- Il menan le notturneOmbre colla invadente oste a lui fida.
- Mi si bardi il corsier, prorompe l'altro.
E mentre il laico diligente moveAd obbedir, l'illustre coppia ancora
Entro la cella si sofferma, e scambiaDell'agitato alterno animo i sensi.
- Figlio, sedotto sei. Più che a te notiDi Roberto e Manfredo i cor mi sono.
Ottimo è il re, ma in Napoli, ove lietoDi splendid'arti e cortesìa sfavilla:
Lunge di là, malefico è il suo genio,
Però che illude cavalieri e volgo,
Con brame empie di guerra e di rivolta.
E mentre a chi gli sta vicino ei mostraAmabili virtù, sparge per tutte
Le vie della penisola protettaSuperbi capitani a intimar pace,
Depredando, uccidendo e soggiogando.
Tal è il vantato amico re. Gli giovaScemar la possa de' Visconti, a noi
Unici grandi appoggi; ed a quel fineOggi stromento egli Manfredo elegge.
- A Manfredo parlando e a' regii duci,
Dissiperassi il tuo terror. BranditeFuron le generose armi con alto,
Solenne giuro d'elevar gli oppressi,
Ed atterrar chi leggi ed are spregia.
- Di chi s'avventa a qual sia guerra, è il giuro.
- Vedrai di stirpe Saluzzese egregiBaroni alzar la Manfredesca insegna.
- So che vedrovvi tra i cospicui illusiQuell'Arrigo Elïon che ti governa,
Sua figlia promettendoti. Arrossisci?
Pur troppo non errai.
- Più che gli affetti,
Seguir ragione e coscïenza intendo.
Bardato del canuto è il palafreno,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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