E accanto ad esso scalpita il corsieroDel giovin cavalier. Brevi l'abate
Lascia a' monaci suoi caute parole;
Di sua man l'acqua santa a lor comparte,
Li benedice, ed eccolo salitoGuerrescamente sull'arcion, siccome
Uom, che pria della tonaca ha vestitoCorazza e maglia, e nome ebbe di prode.
Stride sui ferrei cardini la portaDel monastero, e si spalanca. Entrambo
Escon gl'illustri, e su minor cavalliDuo servïenti; e soffermato resta
In sulla soglia il monacal drappello,
Cui s'abboccò l'abate alla partita.
- Che fia? Si dicon con alterno sguardoPaventando sciagure, ed ignorando
Le sovrastanti stragi. Intanto s'odeLa campanella de' notturni salmi,
E vien chiusa la porta, e traversatoL'ampio cortil, tutta la pia famiglia
Entra nel tempio e tragge al coro, e canta.
II.
All'ombra delle chiese oh fortunataPace, in secoli d'odii e tradimenti!
Ivi mentre ne' campi arse taloraVenìan le messi, e al villanello afflitto
Il guerriero aggiugnea scherni e percosse,
E mentre in borghi ed in città i fratelliTrucidavan fratelli, e mentre noto
Andava questo e quel castel per nappiDi velen ministrati, e per pugnali
Vibrati nelle tenebre, e per donne,
Che il geloso, implacabile baroneSeppellìa vive delle torri in fondo,
Il monaco espïava or sue passateColpe, or le colpe delle stirpi inique:
E non di rado quelle sacre laneCoprìano ingegni sapïenti e miti,
Stranieri al secol lor, com'è stranieroFra malefici sterpi il fior gentile,
E fra cocenti arene il zampillìoOspital d'una fonte, e fra selvagge
Masnade un cor che sopra i vinti gema.
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
|