E le cure del sir. La sua bellezzaMolce i fedeli armati; il suo linguaggio
Più non suona stranier, benchè lombardo.
E quand'ella e Tommaso, a destra, a manca,
Parlan di speme nell'accorrer prontoDell'armi de' Visconti a lor salvezza,
Esultan gli ascoltanti e mandan plauso.
Al declinar di quell'orribil notteUgo nella invadente oste arrivava
Con Eleardo, e trassero al cospettoDel regio siniscalco e di Manfredo.
Alzò Manfredo un grido di contentoAll'apparir del vecchio, ed a Bertrando
Lo presentò dicendo: - O sir del Balzo,
Eccoti di Staffarda il presul santo,
Colui, che per bell'opre onnipossenteFama sul popol di Saluzzo ottenne!
Il cor certo gli splende a questa auroraD'un avvenir pe' nostri patrii lidi
Più glorïoso e fortunato e giusto.
Avvicinossi ad Ugo il siniscalco,
E celando nell'alma dispettosaIl disamore e il tedio, un reverente
Foggiò sorriso, e disse: - Anco il monarcaSerba di te memoria, o illustre padre,
E qui trionfo, non dall'arme tanto,
Che ben darglielo ponno, egli desìa,
Quanto dall'opra del tuo amico senno.
Indi Manfredo ripigliò i motiviA spiegar della guerra, annoverando
Frodi e stoltezze e ineluttabili onteSul nome di Tommaso accumulate,
Perchè ligio all'astuta Insubre possa,
Ed uopi urgenti di riparo, e proveChe il maggior uopo a' Saluzzesi fosse
E a tutta Italia l'unità d'omaggioDi quanti erano feudi al re Roberto.
Ed Ugo ai cavalieri: - Il mio suffragioCerto sarìa per la comun concordia
Sotto uno scettro o ghibellino o guelfo,
Ma non basta d'afflitti animi il votoPerchè cessi il poter dell'ire antiche
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Tommaso Visconti Eleardo Manfredo Manfredo Bertrando Balzo Staffarda Saluzzo Ugo Manfredo Tommaso Insubre Saluzzesi Italia Roberto Ugo
|