Che paure non piegan ne' supplizi.
- Obblii ch'io pur son Saluzzese, e maiNon mi piegan paure.
- In te, Manfredo,
Splenda il miglior degli ardimenti: quelloD'anteporre alle gioie empie del brando
Una gloria più pia, l'amabil gloriaD'allontanar dalle tue patrie rive
Una guerra funesta!
- Altra favella,
Assumi, o vecchio. Se t'è caro ufizioScemar l'orror d'inevitata guerra,
Sposa il vessillo mio, movi alle muraAssedïate, i cittadini arringa,
Traggili a sottopormisi.
- Non posso!
Nol debbo! Ufizio mio giovevol soloEsser ponno le supplici parole,
E l'aprirvi, quai Dio me li palesa,
I forti avvisi. Trattenete i brandi,
E se ingiustizia fu in Tommaso, al drittoBasteran le ragioni a richiamarlo,
Ed indi a pochi dì voi satisfattiE glorïosi e senza ira di sangue,
Benedetti dai popoli e dal cielo,
Trarrete a vostre sedi. Ove sospintoDa ambizïone e da rancori antichi
Tu inesorabilmente alla coronaDi Saluzzo, o Manfredo, oggi agognassi,
E afferrarla potessi, in odio foraIl nome tuo a' soggetti, e, pur volendo,
Felici farli non potresti. IniquaNecessità di gelosie e vendette
Nasce da civil guerra, e l'usurpanteNon si sostien fuorchè a perpetuo patto
Di timori e carnefici. E si pongaChe dianzi mal reggesse il prence vinto,
L'esser vinto o fuggiasco ovver sotterraAmicherà al suo nome i cuori molti
Che offeso avrai; s'obblïeranno i tortiDel perduto signor; s'abbelliranno
Le ricordate sue virtù. Lui spento,
Sorgeran prenci astuti o generosiPer vendicarlo, e s'anco astuti ed empi
Fossero in cor, venereralli il volgo,
Giocondo sempre d'abborrire un forte,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Saluzzese Manfredo Dio Tommaso Saluzzo Manfredo
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