Che per ingegno e vïolenza regni.
E a cotal colleganza d'assalentiQuai son le forze che opporrìa Manfredo?
- Le regie forze! esclama furibondoIl Provenzal barone.
- In molte guerreIl vostro re s'avvolge, Ugo ripiglia,
E ove sia con gagliarde armi assalitoPer altri lidi, a propugnarli io veggo
Receder queste schiere, e te, Manfredo,
Veggo fremente e povero d'acciari,
E tradito da' tuoi!...
Qui del profetaInterrompon la voce i capitani.
Egli alza il Crocefisso, ed umilmentePrega i superbi, e pregali pel nome
Del Redentor. Respinto viene, e sorgePiù d'un ferro dell'oste a minacciarlo.
Scudo al monaco feansi alcuni prodi,
E fra questi Eleardo. Il santo vecchioDi scherni non tremò, nè di minacce,
E più fïate ripetè ai felloni:
- L'impresa vostra maledice Iddio!
III.
Di te, Religïon, nobile è ufficio,
L'affrontare imperterrita coll'armeDelle temute verità i superbi,
Pur con periglio d'onta e di martirio!
E quell'uficio, oh quante volte i veriSacerdoti di Dio forti adempièro!
Talor sotto l'acciar de' vïolentiPerìan que' venerandi, e talor rotti
E insanguinati, e carichi di ferroVenìan sepolti in erma, orrida torre:
Nè dai tremendi esempi sbigottitoEra il cor d'altri santi. E se la voce
D'un'alma pura e consecrata all'areDa iniqui prodi spesso iva schernita,
Pur non inutil pienamente ell'era:
Schernita andava, ma ponea ne' pettiDi que' feroci inverecondi un germe
Che forse un dì fruttava; ed era un germeReligïoso di terrore. E in mezzo
A tai feroci petti, alcun pur sempreVe n'avea di men guasto, a cui l'ardita
Sacerdotal, magnanima parola
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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