Il ferreo vecchio avea ne' precedentiAnni, coll'inquïeta ed iraconda
Sua desïanza di giustizia e gloria,
E col non mai pieghevole intelletto,
Molti alla corte di Tommaso offesi.
L'esacerbaron quelli, ed egli volseL'animo suo secretamente a' guelfi
Ed a Manfredo, ivi lor duce occulto.
Parve a Manfredo egregio essere acquistoL'amistà di tal forte, incanutito
In severi costumi; e scaltramenteIl seppe avvincolar con dimostranze
Di sommo ossequio, affinchè il guelfo volgo,
Affidato d'Arrigo alla canizie,
Argomentasse tutti esser maturi,
Tutti esser giusti gli audacissimi attiCui Manfredo appigliavasi. Ahi! d'Arrigo
La canizie coprìa pochi pensieri,
Benchè gagliardi, e quell'ardito prenceConsigli non chiedea, ma obbedïenza.
Arrigo sè medesmo in alto pregioReputa nella mente di Manfredo:
A lui si crede necessario, e spessoImmagina que' dì, quando in Saluzzo
Dominerà quel novo sire, ed iviMigliorate n'andran tutte le leggi.
Giubila e fra sè dice: - A tanto beneDella mia patria io dato avrò l'impulso!
Io sono il genio di Manfredo! Io luiIlluminato avrò! Tener lontana
Saprò da lui l'adulatrice turba,
E gli ottimi innalzar! BeneficateL'adoreran le Saluzzesi terre,
Ma unito al nome suo splenderà il mio!
Sì grande speme ad Eleardo egli apre,
Voglioso d'infiammarlo. Il giovin ode,
Ma sta sospeso e mesto, indi ripiglia:
- Rimaner con Manfredo obbligo è nostro,
S'egli, mantenitor delle più sacreFra le promesse, non vendetta anela,
Ma podestà di padre, e di supremoDifenditor de' nostri antichi dritti.
Chè s'egli, come d'Ugo oggi è temenza,
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Tommaso Manfredo Manfredo Arrigo Manfredo Arrigo Manfredo Saluzzo Manfredo Saluzzesi Eleardo Manfredo Ugo
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