Pagina (217/291)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sol esca avesse ambizione ed ira,
      E gettasse la larva, e m'apparisseMalefico signor, oh! apertamente
      Gli disdirei servigio, e a cielo e terraConfesserei ch'io per error lo amava!
      Del magnanimo detto d'Eleardo
      Stupisce Arrigo, e corrucciato esclama:
      - Supposto indegno è il tuo! Pensa che soloA impermutabil, vero animo guelfo
      Sposa n'andrà dell'inconcusso Arrigo
      L'obbedïente figlia!
      Il disdegnosoVecchio si scosta, e resta ivi solingo
      Col suo dolore, e colla sua turbataMa non corrotta coscïenza il prode
      Amante cavalier.
      - Volli del giustoSeguir la insegna, e voglio: in me desìo
      Altro capir non potrà mai! SospettiSol mi ponno assalir che non qui sorga,
      Non qui del giusto la bramata insegna.
      E se ingannato mi foss'io? Se falsiScorgessi i dritti di Manfredo? Ligio
      Ad armi inique ratterriami forsePerfido orgoglio? O ad armi inique ligio
      Mi ratterrìa questa laudevol fiammaChe in petto chiudo per Maria, per tale,
      Che tutte illustri damigelle avanzaIn bellezza e virtù? Mi farei vile
      Per ottener la mano sua? Non mai!
      Amarti debbo degnamente, o donnaDi tutti i miei pensier; debbo onorarti
      Ogni virtù seguendo e suscitando,
      S'anco per onorarti, ah! il più crudeleMi colpisse infortunio, e te perdessi!
      Del maggior tempio di Saluzzo all'altoVertice non lontano erge le ciglia,
      E curvando ei lo spirto anzi alla croceChe colassù sfavilla, al Signor chiede
      Lume a scernere il vero e a praticarlo.
      Il divin lume balenogli e crebbeAl guardo suo ne' dì seguenti, alcuna
      Non vedendo in Manfredo esser pietosa,
      Verace cura nel funesto assedio


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





Eleardo Arrigo Arrigo Manfredo Maria Saluzzo Manfredo