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      Il valoroso sire, e in brani il faccia.
      Consanguineo Lunello è d'Eleardo,
      Ed il giovin l'amava. Ahimè! non puoteQuesti il cenno arrestar, ma prontamente
      Scagliasi dietro all'orme de' ladroni,
      E moderarli spera, o spera almenoSottrarre agli omicidi i cari giorni
      Del congiunto barone e de' suoi figli,
      O almen d'alcun di loro. Ah! dalle spadeDistruggitrici invaso, saccheggiato,
      Pieno di strage è il borgo! Il prò Lunello
      Ferito fugge, e a stento si ricovraAll'ombre sacre d'una chiesa, e seco
      Tragge l'antica moglie e le sue nuoreE i lattanti nepoti. Ecco nel tempio
      I sacrileghi brandi! Ecco all'altareAbbracciate le vittime! Eleardo
      Entra, s'inoltra, grida: i truci colpiEran vibrati! A' pie' di lui nel sangue
      Stramazzando Lunel, queste supremeVoci mettea: - Se tu Eleardo sei,
      Non prestar fede al rio Manfredo; imìtaL'esempio mio: pria che avvilirti, muori!
      Dato alla chiesa il guasto, escon gli armatiIn cerca d'altre prede, e fra que' morti,
      Appo quell'ara, in disperata angosciaResta Eleardo, e piange ed urla, e i crini
      Dalla fronte si strappa. Oh! chi l'afferraGagliardamente per un braccio e parla?
      Il presul di Staffarda. Il qual venivaDi Lunel suo cugino ai dolci alberghi,
      Ed impensata vi trovò battagliaEd orribile eccidio, e dalla fama
      Venne sospinto ai sanguinosi altari.
      Il braccio afferra del nipote, e diceCon autorevol grido:
      - O sciagurato,
      Non di lagrime è d'uopo in queste colpe,
      Ma di nobil rimorso! A me la curaLascia di queste miserande spoglie:
      Di giusti da feroci arme sgozzati,
      E volgi ad opre valorose.


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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