De' cittadini si sgomenta, accoglieDi calunnia le voci. Un grido s'alza
Esser Tommaso degl'incendi autore,
Affinchè al buon Manfredo omai vincenteNulla Saluzzo fuorchè cener resti.
Da poche mani congiurate i fochiErano stati per le soglie accesi,
E poche fur le labbra che dapprimaSpargere osaro il grido abbominoso.
Ma frenesìa nel popolo s'appiglia,
E ratto si moltiplica il pensiero,
Esser Tommaso un barbaro oppressoreAbborrito dal ciel. Lui benedetto
Asseriscon invan con generosaGara i ministri delle chiese e i sempre
Pacificanti Francescani e il coltoStuol di color, che stretti avea la legge
Di Domenico santo all'esercizioDe' forti studi e della pia parola.
Benefiche potenze eran que' fratiSullo spirto de' popoli, e sovente,
In tai secoli d'impeti e di sangue,
Ma di gagliarda fè, coi gonfaloniDi Francesco e Domenico a feroci
Animi imponean calma e pentimento.
Ma spuntano ai viventi ore talvoltaDi contagiosa irrefrenabil rabbia,
E sotto ore sì infauste debaccavaDel Saluzzese popolo assai parte.
Dal di fuori frattanto a que' momentiEcco irromper l'assalto! ecco le mura
Scalate, superate! ecco Tommaso
Astretto a ceder le abitate vie,
A salir frettoloso all'alta roccaA lui ricovro ed a' suoi cari estremo!
Non eccelsa metropoli prostrataDa infinite falangi era Saluzzo,
Nè i suoi dolori fur soggetto a carmiDi stupefatte illustri nazïoni,
Ma fur sommi dolori! E li diviseQuel Iacopo da Fia, che vergò in forti
Carte la istoria del tremendo eccidio.
Ah, inorridisco in leggerle, e m'ispiroIo tardo trovadore al mesto canto!
| |
Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
|
|
Tommaso Manfredo Saluzzo Tommaso Francescani Domenico Francesco Domenico Saluzzese Tommaso Saluzzo Iacopo Fia
|