La fella di Manfredo anima irosaCrucciavan nuovi aneliti a vendetta,
Perocchè a' piedi suoi sotto le muraFracassati da travi e da macigni
Dianzi veduto alcuni cari avea,
E fra loro un fratello, il più dilettoDe' prodi e truci due degni fratelli.
In ogni vinto armato cittadino,
Ed anco negl'inermi e ne' vegliardi,
E nelle donne stesse il furibondoImmaginava la nemica destra
Ch'orbo l'avea di quel fratello, e tuttiEi sterminati indi li avrìa. Frenava
Il proprio acciar, ma non frenava quelliDella brïaca moltitudin varia
Ivi con esso a imperversar prorotta.
Rifugge l'estro mio dalla pitturaDegl'inauditi singolari strazi
Che segnalàr quel giorno. Oh vane e stolteSperanze dei domati! oh retrospinte
Preghiere fervidissime, innalzateDa' miseri che proni eran nel sangue
De' figli loro o nel fraterno sangue!
Oh giustamente non curati applausiDella stolida feccia scellerata
Che menar volea festa ai vincitori,
Liberator'chiamandoli, e mandatiA raddrizzar tutti i plebei diritti!
Oh inutil congregarsi trepidandoDi lagrimose vergini e di madri
E di fanciulli anzi ai predoni infami,
Ricordando a costoro i dolci nomiDi pietà, di giustizia e d'innocenza!
Oh ingiurie non dicibili! Oh colpitiDalle scuri sacrileghe gl'ingressi
Di più case di Dio, dove sgozzatiCadono antichi sacerdoti, e gioco
Reliquie vanno e sacri vasi ai ladri!
Tutto è dileggio e rubamento e morteIntero un giorno e la seguente notte,
E già parte dell'armi e de' congegniRatta si volge ad investir la rocca.
Magnifico sorgea d'aprile un sole,
E delle pompe di sì splendid'astro
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Manfredo Dio
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