L'armi impugnate pel tiranno, e questaRitratta mia decreto è che per sempre
A me toglie la vergin ch'io adorava!
Dopo tal sacrificio, il mondo spregio;
Più non resta per me che o disperataMorte, o d'un chiostro il confortato pianto.
- Figlio, se così scritto è dall'Eterno,
Così sarà. Ma intanto a me l'Eterno
Pon nell'alma un consiglio: odi e obbedisci.
- Fede ti presto; obbedirò.
- DisdiciCon voci ed opre apertamente il rio
Vincol che ti stringeva agl'invasori.
Gloria rendi al diritto; offri il tuo sanguePel patrio suolo. Ingegno e braccia al sire
Che oppresso giace e salvatori chiede,
Generoso consacra. Eccita i forti,
I deboli rincora, e lor rammenta.
Che speranza e virtù prodigii ponno.
Arrossiva Eleardo, impallidivaA questi detti, ed arrossìa di novo,
E balbettava: - Obbedirò, ma...
- Tronca,
Gli disse il vecchio, ogni esitanza, e parti.
Servi al tuo prence ed a Saluzzo.
- Come?
- Volgiti a Dio; t'ispirerà. T'adopraSì che, per gara de' baroni, l'oro
Di Tommaso al riscatto or si fornisca:
Scuoti la possa de' Visconti, scuotiI nostri prodi. Combattete: egregio
Acquista un loco tra' vincenti, o muori!
- Ch'io snudi il ferro, e di Maria nel padreForse mi scontri, e di svenarlo io rischi?
Troppo, troppo dimandi. A me bastanteSforzo è perder Maria, qui seppellendo
I giorni miei fra lagrime e rimorsi.
- Più degna del Signor, dopo alti fatti,
Riporterai qui la tua fronte, io spero,
E non che il padre di Maria tu sveni,
Di salvare i suoi dì forse avrai campo!
Profetici parean gli atti, gli sguardi,
E la voce del vecchio.
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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino 1837
pagine 291 |
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Eterno Eterno Eleardo Saluzzo Dio Tommaso Visconti Maria Maria Maria
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