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      E ciò dicendo,
      Forte afferrò la destra d'Eleardo,
      E dalla porta appo l'altar lo trasse.
      Ivi dalla parete una pesanteAntica spada sciolse, e a lui: - La spada
      Quest'è che strinsi in gioventù, e di sangueSaracin l'abbevrai; prendila e pugna
      Com'io pugnava per fratelli oppressi.
      Eleardo s'infiamma; il sacro ferroPrende, snuda, lo bacia, il pon sull'ara;
      Attesta Iddio che il roterà sugli empi;
      Le preci implora del canuto, e parte.
      E quand'ei fu partito, Ugo prostrossiNovamente nel tempio, e pel nipote
      Orò gran tempo, insin che all'altro ufficioMosser ver l'alba in coro i cenobiti.
      Allora il santo abate al pio drappelloDisse: - Pregate per Saluzzo!
      E pianse;
      E diè contezza dell'orrenda guerra;
      Ed i monaci in cor si rammentaroParenti e amici, e lagrimaro anch'essi.
      Pregaron per Tommaso e pe' suoi fidi,
      E pregare altresì per gli oppressori,
      Solo Iddio supplicando a spodestarliDella vittoria che li fea superbi.
     
     
     
      VI.
     
      In popol da' civili ire divisoSperanza poca è di salute, allora
      Che sol gagliarde fervono le incauteAnime giovanili, intente a còrre
      Bella, sognata, non possibil palma,
      Mentre della canizie intorpiditoVacilla il senno, sì che norma e freno
      Agli audaci inesperti alcuna sacraFronte non sorge di guerriero antico.
      Mancanza tal di celebrato prodeChe vero prode alla sua patria splenda,
      Nel colmo avvien de' tralignati tempi,
      E lunga indi stagion regna di pazzo,
      Sanguinoso dominio e d'anarchìa,
      Moltiplice opra di fanciulli eroi,
      Fintanto che spossati e fatti viliPiegano il collo a tranquillante giogo.
      Non a tal segno eran corrotti i giorni


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Poesie inedite
di Silvio Pellico
Tipografia Chirio e Mina Torino
1837 pagine 291

   





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